Cos’è una cold mail (email a freddo) e perché è importante?
Una cold mail è semplicemente un’email inviata a freddo, ovvero a un destinatario che non ti conosce ancora e con cui non hai avuto contatti precedenti. In altre parole, è come la versione email di una “chiamata a freddo” telefonica. Lo scopo di una email a freddo non è vendere qualcosa immediatamente, ma rompere il ghiaccio e avviare una conversazione proficua. Si utilizza spesso per fare networking, presentare un prodotto/servizio a un potenziale cliente, proporre una collaborazione o fissare un appuntamento di vendita.
Perché le cold email sono importanti? Perché permettono di raggiungere nuovi contatti su larga scala in modo relativamente economico e mirato. Pensa che 8 acquirenti su 10 preferiscono essere contattati via email rispetto ad altri metodi di primo contatto – questo significa che molte persone si sentono più a loro agio a ricevere un’email piuttosto che una telefonata improvvisa. Inoltre, il cold email offre un ROI elevato quando eseguito correttamente, perché ti consente di trovare clienti interessati senza investire budget enormi in pubblicità.
Dal mio punto di vista, una email a freddo ben scritta è meno invasiva di una chiamata a sorpresa, in quanto il destinatario può leggerla quando preferisce e valutare con calma la tua proposta. Se personalizzata e pertinente, una cold mail può trasformare un contatto sconosciuto in un’opportunità concreta. Contrariamente ai pregiudizi, il cold emailing non è affatto morto o inutile: al contrario, molte aziende (piccole e grandi) lo utilizzano con successo per generare lead e stabilire nuove relazioni commerciali.
Nota: Le email a freddo non vanno confuse con lo spam. La differenza principale sta nell’approccio: lo spam è un invio massivo e generico, senza alcuna personalizzazione né rilevanza per il destinatario. Una vera cold email, invece, è mirata, personalizzata e pensata per offrire valore a quella persona specifica. Se fatta bene, una cold mail offre una soluzione o un’opportunità utile al destinatario, e per questo può ottenere risposte positive anziché finire cestinata.
MailerFind e l’esperienza nel cold email: Dalla mia esperienza, avere i giusti strumenti fa la differenza. Ad esempio, MailerFind – una piattaforma specializzata in lead generation via email – ha aiutato migliaia di professionisti a raggiungere potenziali clienti in modo efficace. Soluzioni come MailerFind permettono di trovare contatti qualificati (ad es. raccogliendo email di prospect dai social media come Instagram) e di gestire l’invio di cold email su larga scala. Grazie all’esperienza accumulata su tantissime campagne di outreach, MailerFind sa bene cosa funziona nel cold emailing: più avanti vedremo alcuni suggerimenti pratici ispirati alle best practice che la piattaforma consiglia per migliorare i risultati delle tue email a freddo.
Come scrivere una cold mail efficace
Scrivere una email a freddo efficace è un’arte delicata, ma non ti preoccupare: con un po’ di metodo e pratica tutti possono ottenere risultati. Qui ti guiderò passo passo attraverso gli elementi chiave di una cold mail vincente – dalla ricerca dei destinatari giusti alla stesura dell’oggetto, del corpo del messaggio e della call-to-action finale. Ogni dettaglio conta, perché ricordati: il tuo interlocutore non ti conosce ancora, quindi devi giocarti al meglio le tue carte per catturare la sua attenzione (senza annoiarlo o infastidirlo). Vediamo come fare.
Ricerca del pubblico ideale e creazione della lista (prospecting via email)
Prima di scrivere anche solo una parola, devi sapere a chi stai per inviare la tua cold email. Il segreto di ogni campagna di cold mailing di successo sta nel targeting: seleziona un pubblico specifico e qualificato invece di “sparare nel mucchio”. In pratica, chiediti: chi può davvero trarre beneficio da ciò che offro? Definisci il tuo ICP (Ideal Customer Profile), ovvero il profilo del cliente ideale: settore, ruolo in azienda, dimensione aziendale, problemi che quella persona tipicamente affronta e che tu puoi risolvere. Più il tuo elenco di destinatari è mirato, maggiori saranno le probabilità di ottenere risposte.
Per creare la lista di contatti iniziale puoi usare diversi metodi:
- LinkedIn e social network professionali: Cerca persone che corrispondono al tuo profilo target su LinkedIn. Puoi sfruttare la ricerca avanzata per filtrare per qualifica, settore, area geografica, ecc. Ad esempio, se offri software per marketing, potresti cercare “Marketing Manager” nel tuo settore. Una volta trovati i profili giusti, recupera i loro indirizzi email (molti li rendono pubblici su LinkedIn, o puoi usare strumenti appositi).
- Database e liste di lead: Esistono banche dati di contatti business (ad esempio, CRM, liste di settore, fiere, associazioni di categoria). Assicurati però di utilizzare fonti affidabili e aggiornate: inviare email a indirizzi vecchi o irrilevanti significa rischiare bounce e segnalazioni di spam.
- Sito web e networking personale: Il tuo prospect magari ha reso pubblico il suo contatto email sul sito aziendale o su un biglietto da visita scambiato a un evento. Raccogli queste informazioni in modo organizzato.
Strumenti che aiutano il prospecting: Se la ricerca manuale ti porta via troppo tempo, puoi affidarti a strumenti di prospecting via email. Ad esempio, MailerFind semplifica moltissimo questo step: con MailerFind puoi ottenere automaticamente gli indirizzi email e altri dati pubblici dei potenziali clienti, ad esempio dai follower di profili Instagram rilevanti per il tuo business. In questo modo costruisci rapidamente una lista di contatti già interessati a temi affini al tuo prodotto/servizio. Naturalmente, una volta ottenuti i contatti, MailerFind ti aiuta anche a segmentarli e arricchirli con informazioni utili, così da poter personalizzare meglio le comunicazioni successive.
Importante: rispetta sempre la qualità sulla quantità. È meglio inviare 50 cold email ben mirate a persone potenzialmente interessate, che 5.000 email generiche a destinatari casuali. Oltre ad essere inefficace, l’invio massivo indiscriminato può danneggiare la tua reputazione di mittente e farti finire in spam. Inoltre, assicurati di verificare gli indirizzi email (con appositi servizi di verifica) prima di inviare: eliminare email inesistenti o errate migliora la deliverability e ti evita di sprecare tempo.
Oggetto dell’email e prime righe: cattura l’attenzione in un attimo
L’oggetto della tua email è la prima impressione che fai al destinatario – è decisivo per far sì che l’email venga aperta. Un oggetto efficace deve essere chiaro, intrigante e possibilmente personalizzato, senza però sembrare spam o click-bait. Considera che circa 1 persona su 3 decide se aprire un’email solo in base all’oggetto, e che un subject line personalizzato (es. includendo il nome del destinatario o un suo riferimento specifico) può aumentare il tasso di apertura fino al 50%. Vale la pena quindi dedicare qualche minuto in più per scrivere un buon oggetto!
Esempi di oggetto efficaci:
- “[Nome], idea per migliorare [obiettivo del destinatario] in azienda” – Include il nome della persona e accenna a un beneficio concreto.
- “Domanda su [azienda del destinatario] e [settore]” – Solletica la curiosità mostrando che hai fatto ricerca sulla loro azienda.
- “Strategie per [un risultato desiderato] – case study gratuito” – Promette qualcosa di utile (es. un case study) legato a un risultato rilevante per il destinatario.
Evita oggetti troppo vaghi (“Ciao”), troppo promozionali (“Offerta imperdibile!!!”) o eccessivamente lunghi. In generale, mantienilo sotto le 8-10 parole. E ricorda: mai oggetti falsi o ingannevoli! Devono rispecchiare il contenuto dell’email, altrimenti rischi di generare frustrazione (e violare normative anti-spam).
Una volta superato lo scoglio dell’apertura grazie all’oggetto giusto, ti giochi tutto nelle prime righe dell’email. Nei primi 2–3 periodi il lettore deciderà se proseguire o cestinare il messaggio. Come iniziare una cold mail? Io di solito seguo questa formula:
- Saluto personalizzato e aggancio iniziale: Comincia con “Ciao [Nome],” (meglio usare il nome proprio se possibile, è più amichevole). Subito dopo, mostra che conosci il suo contesto: ad esempio “Ho letto il tuo recente post su LinkedIn riguardo al digital marketing nel settore healthcare…” oppure “Ho visto che la tua azienda sta aprendo nuove sedi in Spagna, complimenti!”. Questo aggancio personalizzato fa capire che non stai inviando una mail generica a tutti, ma ti stai rivolgendo proprio a lui/lei.
- Presenta subito il valore che offri: Dopo l’aggancio, una frase che colleghi le esigenze del destinatario con ciò che offri tu. Ad esempio: “Mi occupo di soluzioni di marketing automation per aziende come la tua, e ho un’idea per aiutarti a migliorare l’esperienza dei pazienti grazie a comunicazioni digitali più efficaci.” In poche righe hai detto chi sei e perché la contatti, sottolineando un potenziale beneficio per lui.
Le prime righe devono evitare giri di parole inutili. Frasi standard tipo “Mi chiamo Mario e lavoro per XYZ, leader nel settore…” possono venire dopo (magari nella firma), ma non all’inizio: rischiano di far perdere interesse. Vai dritto al punto, con empatia e rilevanza. Ad esempio, puoi menzionare una sfida comune del settore o un pain point specifico che sai che il destinatario potrebbe avere, facendogli capire che lo comprendi. L’obiettivo è che leggendo l’inizio pensi: “Oh, questa persona sa di cosa ho bisogno e ha forse la soluzione che cerco”.
Strutturare il messaggio: personalizzazione e proposta di valore
Dopo l’incipit iniziale, arriva il corpo dell’email vero e proprio. Qui devi spiegare meglio cosa offri e perché dovrebbe importare al destinatario, mantenendo però il messaggio breve e scorrevole. Ecco alcuni punti chiave per strutturare la tua cold mail in modo efficace:
- Sii chiaro e conciso: Nessuno ha tempo (né voglia) di leggere lunghi papiri da uno sconosciuto. Vai subito al sodo, illustrando in 2-3 frasi il nocciolo della tua proposta. Ad esempio: “Abbiamo sviluppato un software che riduce del 30% i tempi di risposta alle richieste dei pazienti. In pratica, potresti offrire un servizio più rapido e aumentare la soddisfazione dei tuoi clienti.” Ecco, in queste due frasi ho spiegato qual è il prodotto e qual è il beneficio concreto che offre.
- Evidenzia il valore per lui: Ricorda questa formula magica mentre scrivi: “Cosa ci guadagna il destinatario?”. Ogni frase dovrebbe in qualche modo rispondere a questa domanda. Evita di parlare troppo di te o della tua azienda con frasi autocelebrative (“siamo leader di mercato, la nostra azienda è la numero 1…”): concentrati su di lui/lei e sui suoi bisogni. Ad esempio: “So che gestire un team di marketing sanitario significa anche rispettare normative severe – la nostra soluzione ti aiuta proprio in questo, automatizzando la conformità GDPR nelle campagne digitali.” Questo approccio mette l’accento sul problema del destinatario e su come tu lo risolvi.
- Personalizza il contenuto in modo intelligente: Hai già fatto un’apertura personalizzata, ma puoi inserire altri piccoli tocchi nel corpo. Ad esempio, cita un risultato o una sfida specifica dell’azienda del prospect: “Ho visto che la tua clinica ha vinto un premio per l’innovazione lo scorso anno…” e collegalo con la tua proposta: “…e proprio per questo penso che una strategia di email marketing personalizzato potrebbe mantenervi all’avanguardia.” Questo mostra che hai fatto i compiti a casa e che la tua offerta non è generica.
- Costruisci credibilità (brevemente): Dal momento che il destinatario non ti conosce, potrebbe chiedersi “perché dovrei fidarmi/da dove salta fuori questa persona?”. Inserisci uno snippet di prova sociale o credenziali, ma sempre in ottica utilità. Ad esempio: “Abbiamo già aiutato cliniche come [Nome di un cliente simile] a migliorare del 25% il tasso di risposta dei pazienti alle email – posso condividere alcuni risultati se ti interessa.” Oppure “Lavoro in questo campo da 10 anni e ho notato che spesso la sfida è proprio quella che stai affrontando tu con [scenario X].” Bastano poche parole per dare un’idea della tua esperienza senza dilungarti troppo.
- Tono umano e sincero: Scrivi come se parlassi con il tuo interlocutore di persona, in modo naturale e rispettoso. Evita linguaggio troppo formale o troppo da “marketer”. Io preferisco uno stile conversazionale, ad esempio uso frasi brevi, qualche domanda retorica per coinvolgere (“Ti piacerebbe ottenere questo risultato anche nella tua azienda?”), e mantengo un tono positivo ma mai troppo pressante.
Un altro aspetto cruciale: un’email a freddo, un obiettivo. Non cercare di dire tutto in una singola email. Se provi a proporre 5 cose diverse insieme o fai troppe domande, rischi solo di confondere (o spaventare) il lettore. Concentrati su un singolo invito all’azione, di cui parleremo tra poco, e orienta tutto il messaggio verso quello.
MailerFind consiglia: In base alle campagne di cold email che ho visto tramite MailerFind, le email a freddo con i migliori tassi di risposta sono spesso quelle molto semplici e dirette: poche frasi, zero fronzoli e altissima pertinenza. MailerFind mette a disposizione anche modelli di email a freddo testati che puoi usare come base, nati dall’esperienza accumulata su migliaia di invii. Puoi prendere spunto da questi template per la struttura e il tono, personalizzandoli poi per ogni destinatario. Ad esempio, alcuni template efficaci suggeriti includono un’introduzione empatica, 2-3 bullet point dei benefici chiave, e una domanda finale come call-to-action. Utilizzarli ti aiuta a evitare gli errori comuni (come testi troppo lunghi o vaghi) e ad allinearti alle pratiche che statisticamente funzionano meglio.
Da evitare assolutamente nel testo: i muri di testo (suddividi in paragrafi brevi), gli errori grammaticali o di nome (ricontrolla sempre di aver scritto giusto il nome del destinatario e dell’azienda!), e ovviamente qualsiasi affermazione non veritiera. Promesse esagerate o informazioni false oltre a far scappare il prospect possono mettere nei guai te e la tua azienda. La trasparenza paga sempre, soprattutto nelle relazioni nascenti.
Call To Action chiara e invito alla risposta
Ogni cold mail dovrebbe terminare con una chiamata all’azione (CTA) ben precisa. In pratica, devi dire al destinatario cosa vorresti che facesse dopo aver letto la tua email. Ricorda: lo scopo di una email a freddo non è chiudere una vendita immediata, ma ottenere un passo in avanti nel rapporto, ad esempio una risposta, una call conoscitiva, l’invio di materiale extra, ecc.. Quindi formula il tuo invito di conseguenza.
Esempi di CTA efficaci:
- Chiedere disponibilità per un breve call/appuntamento: “Ti andrebbe di fare quattro chiacchiere di 15 minuti la prossima settimana per mostrarti come funziona? Puoi scegliere l’orario qui [link al calendario].” Questa CTA è chiara (fissare un call) e facile (fornisci un link a Calendly o simili).
- Chiedere un feedback/parere: “Ti interessa approfondire questo approccio? Fammi sapere cosa ne pensi, anche con una semplice risposta a questa email.” È un invito più soft, che punta semplicemente a ottenere un reply. Spesso nelle primissime email a freddo funziona bene porre una domanda semplice a cui il prospect possa rispondere velocemente, piuttosto che chiedere subito un meeting. Ad esempio: “È un problema che state riscontrando anche nella tua azienda?” oppure “Vorresti vedere un esempio pratico di questi risultati?”.
- Offrire una risorsa gratuita: “Se ti interessa, ho preparato un breve case study sulle cliniche che hanno implementato questo sistema – posso inviartelo?” In questo modo non solo offri valore immediato (il case study), ma la CTA è formulata come una domanda che richiede semplicemente un “Sì, grazie, mandamelo” dal destinatario, trasformandosi in una conversazione.
La chiave è che il tuo invito all’azione sia uno solo, ben evidente e facile da seguire. Evita di mettere più CTA (tipo “Scarica il PDF, visita il sito e chiamami se vuoi info”) tutte insieme: creeresti solo indecisione. Meglio un singolo passo chiaro. Puoi evidenziare la CTA con una frase a sé stante o un bullet point, oppure con un link diretto se necessario.
Alcuni trucchi: Personalizza anche la CTA dove possibile. Ad esempio, se sai che il prospect è di Milano, potresti dire “Possiamo prendere un caffè virtuale (o se passi da Milano, di persona!) per discutere di questo?” – un dettaglio che fa sentire l’invito su misura. Mantieni un tono gentile e mai pretenzioso: evita frasi tipo “Resto in attesa di un Suo cortese riscontro” (troppo rigido) o “Se non mi rispondi entro 3 giorni ti chiamerò” (aggressivo!). Piuttosto: “Fammi sapere, anche solo per dirmi se sto puntando nella direzione giusta – ogni feedback da parte tua è prezioso.”
Infine, chiudi sempre con una firma completa e professionale. Metti il tuo nome e cognome, ruolo, azienda e contatti essenziali. Inserire anche l’indirizzo fisico dell’azienda e un link al tuo sito può aumentare la fiducia e, tra l’altro, è un requisito legale per le comunicazioni commerciali in alcuni paesi (ne parleremo nella sezione sulla compliance). La firma è la tua occasione per fornire credibilità finale e tutte le info utili: non trascurarla.
MailerFind per la call-to-action: Dall’esperienza di MailerFind nel campo delle cold email, ho imparato che spesso funziona offrire qualcosa di valore gratuito come passo successivo. MailerFind stesso adotta questa strategia con i suoi prospect: ad esempio propone un’analisi gratuita o un piccolo audit dei loro processi di email marketing. Puoi fare qualcosa di simile: offrire un breve audit, un contenuto di valore o una consulenza introduttiva senza impegno. Questo riduce le barriere e mostra da subito la tua disponibilità ad aiutare. Inoltre, con MailerFind puoi impostare facilmente call-to-action tracciabili, come link unici o pulsanti all’interno dell’email, per capire chi interagisce. La piattaforma consente di fare A/B test sulle CTA (ad esempio provando vari testi di invito o diverse offerte) così da ottimizzare quelle che generano più risposte.
Esempio di struttura di una cold email vincente
Riassumendo i punti 1-4, ecco uno schema tipo di email a freddo che spesso utilizzo con successo:
- Oggetto: breve, intrigante, magari con nome del destinatario o un riferimento specifico (es. “Idea per [Azienda X]: migliorare [obiettivo]”).
- Saluto personalizzato + aggancio: “Ciao [Nome], ho notato che [riferimento personalizzato al destinatario]…”.
- Proposta di valore in breve: “…mi occupo di [tuo settore] e penso che potresti [beneficio/soluzione] grazie a [il tuo prodotto/servizio].”
- Qualche dettaglio personalizzato + credibilità: “Ho visto che [cita sfida o opportunità specifica]. In situazioni simili ho aiutato [azienda cliente] a [risultato], quindi credo possa funzionare anche per te.”
- Call to action: domanda o invito diretto. “Ti va di parlarne? Possiamo sentirci 10 minuti questa settimana – ad esempio mercoledì alle 15? Fammi sapere, così ti invio un invito in calendario.”
- Firma completa: Nome, Cognome – Ruolo @ Azienda, telefono, indirizzo, sito web.
Ovviamente è solo un esempio e va adattato al tuo stile e contesto, ma avere questa scaletta mentale aiuta a non dimenticare nessun elemento fondamentale. Con il tempo svilupperai il tuo tono personale nelle cold email, quindi sentiti libero di sperimentare vari approcci, sempre tenendo a mente che empatia, valore e chiarezza sono i tuoi migliori alleati.
Invio, Follow-up e automazione delle cold email
Una volta scritta la tua fantastica cold mail, arriva il momento di inviarla. Anche in questa fase ci sono delle buone pratiche da seguire e strumenti che ti facilitano la vita, specialmente se devi gestire decine o centinaia di contatti. Inoltre, raramente basta una singola email: spesso le vere conversioni arrivano con un follow-up ben fatto. Vediamo dunque come inviare correttamente, quando seguire con ulteriori email e come l’automazione può aiutarti.
Quando e come inviare la tua cold email
Timing: Il momento in cui invii può influire sulle probabilità che la mail venga letta. In generale, nel B2B molti consigliano di inviare in giorni lavorativi a metà mattina o nel primo pomeriggio (ad esempio martedì-mercoledì verso le 10-11, oppure dopo le 14) per evitare le congestioni di mail del lunedì mattina o l’indifferenza del venerdì sera. Detto questo, non esiste una regola fissa: ogni pubblico ha le sue abitudini. Io ti consiglio di sperimentare orari diversi e poi monitorare quali generano più aperture e risposte. Con il tempo potrai ottimizzare gli invii in base ai dati reali.
Frequenza: Se stai contattando decine di destinatari, non inviare tutte le email insieme in un unico minuto! Questo potrebbe insospettire i filtri anti-spam, specialmente se usi un dominio email nuovo. Meglio scaglionare gli invii (es. qualche decina di email all’ora) o comunque usare uno strumento che inserisca pause casuali tra un invio e l’altro.
Mittente: Usa un indirizzo mittente personalizzato con il tuo nome e cognome (es. [email protected]). Evita indirizzi generici tipo info@ o sales@, che risultano impersonali e spesso hanno tassi di apertura più bassi. Se la tua azienda è piccola e non hai un dominio, considera di registrarne uno: inviare da un dominio aziendale serio aumenta la credibilità rispetto a un comune @gmail. Attenzione: se temi per la reputazione del tuo dominio principale (nel caso qualche destinatario ti segnali come spam), alcuni utilizzano domini alternativi solo per le cold email. Ad esempio, se il tuo dominio è acme.com, potresti inviare da acme-mail.com o simili. È una pratica avanzata da valutare se fai grandi volumi di outreach, per proteggere il dominio primario.
Preparazione tecnica: Prima di fare campagne di email a freddo, verifica di avere impostato correttamente i record SPF, DKIM e DMARC sul tuo dominio. Sono paroloni tecnici, ma in sostanza servono a dimostrare ai server di posta che le email che mandi sono autorizzate e autentiche, riducendo il rischio di finire in spam. Inoltre, se hai un dominio nuovo o mai usato per molte email, fai un periodo di “warm-up”: invia prima poche email al giorno (magari inizialmente ad amici/colleghi che possano interagire, così i provider vedono che le tue mail ricevono risposte) e aumenta gradualmente il volume nell’arco di qualche settimana. Ci sono servizi e tool specifici che possono automatizzare il warm-up del dominio/IP. Questo step è fondamentale se vuoi inviare a freddo in massa senza problemi: un dominio “freddo” che invia 500 email di colpo è quasi sicuramente destinato alla cartella spam.
MailerFind e la fase di invio: Qui MailerFind può davvero fare la differenza. La piattaforma infatti integra tecnologie di invio progettate per massimizzare la deliverability, ovvero la capacità delle tue email di arrivare in inbox invece che nello spam. Ad esempio, MailerFind utilizza sistemi proprietari per calibrare il ritmo di invio, randomizzare leggermente i messaggi (evitando che risultino tutti identici, cosa che insospettisce i filtri) e gestire automaticamente autenticazioni e warm-up. Dal punto di vista dell’utente, questo significa che puoi concentrarti sul contenuto mentre MailerFind si occupa di far recapitare i messaggi a destinazione. Molti utenti hanno notato che inviando tramite MailerFind le loro cold email finiscono meno in spam rispetto a quando inviavano manualmente da Gmail o Outlook. Inoltre, MailerFind consente di inviare email in modo automatico e scalabile: puoi caricare la tua lista di contatti e impostare sequenze di invio personalizzate, e il sistema distribuirà le email secondo le migliori pratiche di deliverability (niente invii massivi istantanei che rischiano di bruciare la reputazione).
Seguire i prospect: l’importanza dei follow-up
Difficilmente otterrai risposta da tutti con una singola email. Non scoraggiarti se molti non rispondono al primo colpo! Spesso i decisori sono impegnati, possono leggere la tua mail e poi dimenticare di rispondere, o voler vedere se sei davvero interessato. Ecco perché i follow-up (cioè le email di richiamo successive) sono parte integrante di una strategia di cold email.
Quanti follow-up fare e quando? In genere 2 o 3 follow-up ben fatti, inviati a distanza di qualche giorno/settimana l’uno, possono incrementare di molto il tasso di risposta. Ad esempio, potresti seguire questo schema:
- 1° follow-up: ~3-5 giorni dopo la prima email. Breve, cortesissimo, del tipo: “Ciao [Nome], ti scrivo riguardo alla mail che ti ho inviato pochi giorni fa su [argomento]. Immagino tu sia impegnato — ci tenevo solo a sapere se hai avuto modo di leggerla e se può interessarti. In caso contrario, nessun problema: fammi sapere così non ti disturbo oltre. Grazie!”. Questo messaggio serve a riportare la tua email in cima alla sua inbox in maniera soft. Spesso già questo basta a ottenere risposte (magari il prospect apprezza la gentilezza o si scusa per non aver risposto prima).
- 2° follow-up: ~7-10 giorni dopo il primo follow-up (se ancora nulla). Qui puoi provare un approccio leggermente diverso: ad esempio condividi un contenuto utile o un insight. “Hi [Nome], ancora io. Capisco che potresti non aver tempo di approfondire in questo momento. Ti inoltro intanto un breve report/ articolo / case study che potrebbe interessarti su [tema correlato]. Spero possa esserti utile. Se vorrai discuterne o avere più info, resto a disposizione.” In questo modo, anche se non risponde, gli hai dato qualcosa di valore che lo farà pensare a te positivamente.
- 3° follow-up: ~2 settimane dopo l’ultimo. È l’ultimo tentativo, quindi mantienilo breve e magari con un pizzico di umorismo o umiltà. “Ciao [Nome], prometto che questa è l’ultima mail da parte mia 😉 Volevo solo assicurarmi che le mie email precedenti non ti abbiano infastidito. Se in futuro avrai bisogno di [soluzione/servizio che offri], sarò felice di aiutarti, anche solo per un consiglio veloce. Ti auguro buon lavoro!” Questo approccio “break-up email” chiude il ciclo con eleganza, lasciando una buona impressione (a volte ho ricevuto risposte tardive proprio a questa ultima mail, tipo “Scusa, non sono riuscito a rispondere prima ma apprezzo la perseveranza, sentiamoci settimana prossima…”).
Ovviamente adatta toni e tempistiche al tuo pubblico e al livello della trattativa. L’importante è non diventare petulante: mai mandare decine di follow-up uno al giorno! Se dopo 3-4 tentativi non risponde, probabilmente non è interessato o in grado di rispondere adesso – a quel punto meglio lasciar perdere per un po’ (puoi riprovare magari dopo qualche mese con novità o un approccio diverso).
Automatizzare i follow-up: Gestire manualmente tutte queste email di follow-up può essere pesante. Fortunatamente ci sono ottimi tool di email outreach che lo fanno per te. MailerFind, ad esempio, ti consente di impostare sequenze automatiche di follow-up: puoi stabilire dopo quanti giorni inviare il primo, il secondo messaggio, con quali contenuti, e perfino condizioni come “invia follow-up 2 solo se il prospect non ha risposto alla mail precedente”. Questo è fondamentale per non fare figuracce inviando altre mail a chi magari ti ha già risposto altrove. Con l’automazione, appena il destinatario risponde, la sequenza si interrompe per quel contatto. In più, MailerFind ti permette di personalizzare i follow-up inserendo ad esempio l’oggetto della mail precedente (es. “Re: [oggetto precedente]”), o elementi dinamici come il nome, per far sembrare il tutto ancora più naturale e meno “robotico”.
Misura e adatta: Tratta i follow-up come un esperimento continuo. Monitora a quali email nella sequenza la gente risponde di più. Magari scoprirai che il secondo follow-up con il case study funziona benissimo, mentre il primo viene ignorato – potresti quindi modificarlo o anticipare il contenuto utile già nel primo follow-up. L’analisi delle tue campagne (vedi sezione successiva) ti darà queste indicazioni.
Monitoraggio dei risultati e ottimizzazione delle campagne
Uno dei grandi vantaggi dell’email (anche rispetto a una chiamata a freddo) è che puoi misurare praticamente tutto: chi ha aperto il messaggio, chi ha cliccato su un eventuale link, chi ha risposto, ecc. Questa mole di dati ti permette di capire cosa sta funzionando e cosa no, così da migliorare continuamente le tue campagne di cold email.
Le metriche chiave da tenere d’occhio
Ecco le principali metriche di performance per le tue cold email e cosa indicano:
- Tasso di apertura (Open Rate): la percentuale di destinatari che aprono la tua email. È influenzato principalmente dall’oggetto e dal nome mittente. Se il tuo open rate è molto basso (diciamo <15%), potrebbe essere segnale che l’oggetto non attira o che le email finiscono in spam/Promozioni. Provare soggetti diversi o controllare la reputazione del dominio può aiutare.
- Tasso di risposta (Reply Rate): la percentuale di persone che rispondono. Questo è il metro di successo principale in una campagna di cold email. Un buon tasso di risposta nelle email a freddo può variare dal 5% al 20% a seconda del settore e della qualità del tuo targeting. Se noti che in tanti aprono ma pochi rispondono, c’è un problema nel corpo dell’email o nella proposta: forse non abbastanza chiara o convincente, oppure stai puntando ai prospect sbagliati.
- Tasso di clic (Click-Through Rate): se nella mail c’è un link (ad esempio alla tua brochure, o al calendario per fissare un incontro), verifica quanti lo cliccano. Un CTR basso può voler dire che il link non attira o che magari molte persone preferirebbero rispondere direttamente anziché cliccare. Personalmente, nelle prime email a freddo tendo a non mettere troppi link (per non sembrare spam e per puntare più sulla risposta scritta), ma se ne usi uno assicurati che sia ben visibile e contestualizzato.
- Bounce rate: percentuale di email non recapitate (indirizzi errati o caselle piene). Questo deve essere il più basso possibile (<5%). Un bounce rate alto segnala che la tua lista contatti è da pulire/meglio targettizzare. Rimuovi subito gli indirizzi che rimbalzano e, come detto prima, usa un servizio di verifica email prima di inviare campagne grosse.
- Segnalazioni di spam: se qualcuno clicca “Segnala come spam” sulla tua email, il tuo provider potrebbe notificartelo (dipende dagli strumenti che usi). Tieni d’occhio questo numero: deve restare vicinissimo allo zero. Qualche segnalazione isolata può capitare, ma se vedi più dello 0,1-0,2% di spam rate è preoccupante – significa che la tua mail viene percepita molto negativamente o stai colpendo pubblico non interessato. In tal caso, rivedi immediatamente approccio e lista destinatari.
Come usare questi dati? Immagina di scoprire che l’open rate della tua campagna è solo 10%: potresti decidere di provare un nuovo oggetto più incisivo e rifare un test su un altro batch di contatti. Oppure, noti che l’open rate è buono (es. 45%) ma il reply rate è 2%: questo indica che c’è interesse ad aprire (forse il tema incuriosisce) ma poi l’email delude o non convince a sufficienza per rispondere – quindi lavorerai sul contenuto, magari rendendolo più chiaro o cambiando la CTA. L’ottimizzazione continua è ciò che distingue le campagne mediocre da quelle straordinarie. Anche i copywriter più bravi affinano i loro messaggi in base ai riscontri reali.
A/B test e miglioramenti incrementali
Un metodo efficace per migliorare è fare A/B testing su alcuni elementi della tua cold email. Ad esempio, puoi inviare due versioni diverse dell’email (ciascuna a un piccolo campione di destinatari, diciamo 50 e 50): versione A con un oggetto, versione B con un oggetto diverso, lasciando il resto identico. Vedi qual è l’open rate migliore e poi usi l’oggetto vincente per inviare al resto della lista. Lo stesso si può fare con il corpo: ad esempio testare due call-to-action differenti (A: chiedi un meeting, B: offri un whitepaper) e vedere quale genera più risposte. Assicurati però di testare una variabile alla volta, altrimenti non saprai quale differenza ha inciso.
Molti strumenti di email outreach hanno funzioni integrate per l’A/B test. MailerFind, ad esempio, consente di creare varianti del messaggio e distribuisce automaticamente l’invio in modo da confrontare le performance. Immagina di voler testare 3 oggetti diversi: con MailerFind puoi inviare ciascuno al 10% del tuo pubblico, e dopo un periodo impostato il sistema può automaticamente scegliere l’oggetto vincente (quello con open rate migliore) e usarlo per il restante 80% dei contatti. Questo tipo di automazione intelligente ti fa risparmiare tempo e massimizza i risultati complessivi della campagna.
Altri spunti di ottimizzazione:
- Analizza il contenuto delle risposte ricevute. Ti fanno domande ricorrenti? Forse puoi già anticipare quelle informazioni nella prossima iterazione dell’email.
- Se nessuno clicca il link al tuo sito che hai messo, magari è meglio toglierlo e puntare a far rispondere direttamente le persone (molti evitano di cliccare link da sconosciuti per prudenza).
- Se molte email rimangono non aperte, valuta di rispedire lo stesso messaggio dopo qualche tempo cambiando oggetto (magari quelli che non hanno aperto semplicemente l’hanno perso di vista).
L’ottica deve essere: migliorare un pezzetto alla volta. Anche un +1% qui e un +2% là, sommati, alla lunga fanno una differenza enorme sul numero di lead ottenuti.
Misurare con MailerFind: Per esperienza personale, uno dei vantaggi di usare MailerFind è la dashboard di analytics molto chiara che offre. In un colpo d’occhio visualizzi open rate, reply rate, click rate, bounce e anche grafici nel tempo. Inoltre puoi vedere esattamente chi ha aperto o cliccato, e quante volte, il che è prezioso: ad esempio, se vedi che un prospect ha aperto la mail 5 volte ma non ha risposto, potrebbe valere la pena inviargli un follow-up personalizzato perché evidentemente è interessato ma forse indeciso. MailerFind ti permette persino di impostare trigger automatici: se un contatto apre la mail più di 3 volte ma non risponde, allora invia automaticamente un follow-up specifico (magari offrendogli di rispondere a eventuali domande). Questa automazione basata sul comportamento è un livello avanzato di outreach che può davvero aumentare il tuo tasso di conversione.
Aspetti legali e rispetto delle normative (GDPR, CAN-SPAM, ecc.)
Parliamo ora di un tema fondamentale: la privacy e le normative relative alle email a freddo. È un argomento che non posso trascurare, sia per correttezza nei confronti dei destinatari sia perché nessuno vuole incorrere in multe o problemi legali a causa di una campagna di email. Inviare cold email è legale in molte giurisdizioni, ma ci sono regole precise da rispettare. Vediamo le principali, con un occhio particolare all’Europa (GDPR) e agli Stati Uniti (CAN-SPAM Act), due dei quadri normativi più noti.
Cold email e GDPR: cosa devi sapere in Europa
Il GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati) disciplina l’uso dei dati personali nell’Unione Europea. Un indirizzo email che identifica una persona (es. [email protected]) è considerato dato personale. Questo significa che, in teoria, per usare quell’email a fini di marketing dovresti avere un consenso esplicito del proprietario. Tuttavia, nel caso delle email a freddo B2B c’è qualche margine in più: se stai contattando una persona nella sua veste professionale e l’indirizzo email è pubblico, puoi inviare una prima comunicazione a condizione che sia rilevante per il suo ruolo lavorativo e che tu offra subito una via per optare-out (disiscriversi) da ulteriori email. Questa è spesso citata come “legitimate interest” nel B2B. Alcune linee guida in Italia, ad esempio, specificano che non si possono inviare email promozionali a indirizzi personali privati senza consenso, ma che gli indirizzi aziendali generici (tipo [email protected]) o quelli resi pubblici dal destinatario stesso possono essere contattati purché il messaggio sia inerente all’attività professionale.
Detto ciò, il confine è sottile. Per stare tranquillo in Europa dovresti:
- Inserire sempre un’opzione di disiscrizione ben visibile in ogni cold email che mandi. Anche se è la prima email, aggiungi una riga tipo: “Se non desideri ricevere altre email da parte mia, ti prego di farmelo sapere – nessun problema.” Oppure un link “Clicca qui per non ricevere più questi messaggi”. È un requisito fondamentale: il destinatario deve poter dire “stop” facilmente.
- Identificarti chiaramente: nelle email commerciali è obbligatorio indicare chi sei (nome dell’individuo o azienda) e fornire i contatti aziendali (indirizzo fisico, p.iva se applicabile). Di solito queste info si mettono in calce/firma. Questo non solo è legge (ad esempio, la direttiva ePrivacy in Europa lo richiede, così come il CAN-SPAM negli USA), ma aggiunge fiducia: un’email anonima o senza riferimenti societari pare subito sospetta.
- Evita assolutamente contenuti ingannevoli: è illegale mettere oggetti falsi (es. “Re:” finto come se fosse una risposta, quando non lo è, oppure “URGENTE fattura in sospeso” se non c’è nulla del genere). Oltre a violare la legge anti-spam, queste tattiche bruciano la fiducia del destinatario.
- Mantieni i dati raccolti in modo lecito e trasparente: se hai ottenuto gli indirizzi da fonti pubbliche, ok, ma non conservarli per sempre se la persona non interagisce mai. E se qualcuno ti chiede “da dove hai preso la mia email?” devi poterlo giustificare (es. “dal sito pubblico della sua azienda” o “dal suo profilo LinkedIn”). In generale, la trasparenza paga: puoi anche scrivere nella mail come hai trovato il loro contatto (“Ho visto il tuo profilo sul sito XYZ…”), in modo da contestualizzare.
Un’ultima cosa: il GDPR prevede sanzioni pesanti in teoria, ma nel contesto specifico delle cold email B2B solitamente le autorità (come il Garante Privacy in Italia) agiscono prima con avvertimenti. L’importante è non perseverare se qualcuno dice di cancellare i suoi dati. Se un destinatario risponde chiedendo di rimuoverlo dalla lista, fallo immediatamente e non contattarlo più. Rispettare queste richieste non è solo legge, ma questione di rispetto.
CAN-SPAM e regolamentazioni negli USA
Negli Stati Uniti le email commerciali sono regolate dal CAN-SPAM Act. La buona notizia è che il CAN-SPAM è un po’ più permissivo del GDPR: permette l’invio di email commerciali anche a sconosciuti senza dover avere un consenso preventivo, purché vengano seguite alcune regole chiave:
- Niente header/oggetto falsi o fuorvianti: L’oggetto deve riflettere il contenuto, il campo Da: deve indicare chiaramente chi sei (nome o azienda).
- Devi identificare il messaggio come pubblicità da qualche parte. Non serve scrivere “PUBBLICITÀ” in caps, ma l’email non deve camuffarsi da email personale se stai vendendo qualcosa. Ad esempio, puoi includere una frase tipo “Questo è un messaggio commerciale” (anche se molti lo evitano mettendolo magari in piccolo a fine mail).
- Includi il tuo indirizzo fisico reale (può essere l’indirizzo dell’ufficio, o una casella postale registrata) nell’email.
- Offri un modo per disiscriversi (unsubscribe) che sia chiaro e semplice (es. rispondere con “unsubscribe” o cliccare un link).
- Onora le richieste di opt-out prontamente: hai l’obbligo di rimuovere entro 10 giorni chi chiede di non ricevere più email, e non puoi vendere o trasferire i loro indirizzi a qualcun altro.
Queste in realtà sono linee guida sane per qualsiasi paese, a pensarci bene. Aggiungo: il CAN-SPAM vale per gli USA, ma Canada ha una legge più severa (CASL) che richiede quasi sempre il consenso esplicito, e altre nazioni hanno regole ancora diverse. Quindi se operi globalmente, è buona prassi adottare l’approccio più prudente comune a tutte: trasparenza, identificazione, e opt-out sempre presente.
In sintesi, per non avere problemi legali con le cold email, tieni sempre a mente: Trasparenza + Pertinenza + Opt-out. Se contatti solo persone potenzialmente interessate (pertinenza), dicendo onestamente chi sei e perché le contatti (trasparenza) e dai loro subito modo di non essere disturbate se non vogliono (opt-out), stai già seguendo l’80% delle regole e – cosa importante – stai rispettando il destinatario. Questo riduce moltissimo il rischio di lamentele o segnalazioni.
MailerFind e la compliance: Un aspetto che apprezzo di MailerFind è che incorpora la conformità nelle sue funzionalità. Ad esempio, permette di inserire link di disiscrizione facilmente nei template di email a freddo (e gestisce automaticamente le liste di esclusione una volta che qualcuno si disiscrive). Inoltre, offre risorse educative: MailerFind ha pubblicato guide pratiche proprio sul tema “cold email legale”, spiegando come inviare mass mail in modo professionale e a norma. Quindi, se sei incerto su qualche aspetto, puoi trovare supporto direttamente dalla loro documentazione o dal team di supporto. Personalmente, trovo rassicurante sapere che una piattaforma specializzata abbia a cuore questi dettagli: significa che anche loro tengono a fare le cose in modo corretto e ti aiutano a evitare passi falsi.
Cold email vs spam: questione di etica e rispetto
Vorrei chiudere questo capitolo legale con una riflessione: al di là delle leggi, è proprio una questione di etica e rispetto verso il prossimo. Se segui le best practice di cui sopra (target mirato, messaggi personalizzati, opt-out, ecc.), le tue email a freddo non saranno spam nel senso stretto, ma comunicazioni potenzialmente utili. Certo, rimangono “non richieste”, quindi qualcuno potrebbe comunque storcere il naso – fa parte del gioco – però sta a te minimizzare questo fastidio puntando sulla qualità e sul rispetto. Ho visto cold email davvero gradite dai destinatari, perché offrivano soluzioni a problemi reali che magari quell’azienda stava affrontando in quel momento. In quei casi, il prospect ringrazia pure di essere stato contattato! In altri casi, se la persona non è interessata, pazienza: l’importante è non insistere oltre il lecito.
Un consiglio: mettiti nei panni del destinatario. Chiediti: “Questa mail la leggerei volentieri se fosse indirizzata a me? La troverei utile, interessante, rispettosa del mio tempo?”. Se la risposta è no, torna alla tastiera e migliora qualcosa. Se la risposta è sì, probabilmente stai facendo un buon lavoro.
FAQ su cold mail e email a freddo
Infine, ecco alcune domande frequenti sull’argomento cold email (email a freddo), con risposte concise per chiarire gli ultimi dubbi. Questa sezione rapida ti sarà utile sia per ripassare i concetti chiave, sia per sfatare qualche mito sul cold emailing.
Cos’è una “cold mail” in breve?
Una cold mail è un’email inviata “a freddo”, cioè a un destinatario che non ti conosce e con cui non hai ancora una relazione. Di solito viene usata per fare outreach commerciale o professionale – ad esempio, presentare un prodotto/servizio a un potenziale cliente o proporre una collaborazione. La caratteristica chiave della cold email è che è non sollecitata ma mirata: la mandi tu di tua iniziativa, però a persone che ritieni possano essere interessate a ciò che offri (a differenza dello spam che viene sparato a chiunque). Se scritta bene, una email a freddo rompe il ghiaccio e può avviare un rapporto lavorativo fruttuoso.
Le cold email sono spam?
No, le email a freddo non sono considerate spam di per sé, purché siano fatte nel modo giusto. La differenza sta nella pertinenza e nel rispetto delle regole. Se mandi email massivamente, senza criterio e senza dare modo di disiscriversi, allora stai facendo spam. Se invece contatti individualmente persone selezionate, personalizzando il messaggio e offrendo valore, e rispetti le normative (opt-out, trasparenza…), le tue email a freddo rientrano nel lecito business outreach. In Italia, ad esempio, le cold email B2B sono consentite se il contatto è attinente all’attività del destinatario e se segui certe condizioni. Insomma, la linea può essere sottile: usa sempre buonsenso e mettiti nei panni del destinatario. Se pensi che la tua email possa infastidire perché non rilevante, non inviarla.
Come faccio a trovare gli indirizzi giusti per le mie cold email?
Trovare i contatti giusti richiede un po’ di ricerca, ma è fondamentale. Puoi partire da LinkedIn: identifica il tipo di profilo (ruolo, settore, azienda) e cerca persone reali che corrispondono. Spesso sul loro profilo trovi l’email (oppure puoi contattarli chiedendo il contatto). Altri metodi includono usare database di settore, partecipare a eventi/fiere (scambiandosi biglietti da visita), o sfruttare strumenti di lead generation. Ad esempio, MailerFind è uno strumento ottimo per raccogliere contatti: consente di estrarre email e informazioni pubbliche dei follower di account rilevanti su Instagram e altri social, oppure di importare liste di prospect e arricchirle con dati utili. Qualunque metodo usi, ricorda di rispettare la privacy: prendi indirizzi da fonti pubbliche o ottenuti con consenso, e non acquistare liste “preconfezionate” da fornitori poco affidabili (spesso sono piene di contatti di scarsa qualità e potenzialmente illegali in ottica GDPR).
Qual è il momento migliore per inviare una cold email?
Non esiste un’ora magica universale, ma alcune tendenze generali: a livello B2B molti trovano che metà settimana (martedì, mercoledì, giovedì) funzioni meglio, e come orario la mattina tarda (10-11) oppure il primo pomeriggio (14-15) è spesso efficace. Eviterei le prime ore del lunedì (caselle strapiene dal weekend) e il venerdì pomeriggio (la gente pensa al weekend). Tieni conto anche dei fusi orari se contatti persone all’estero. Detto ciò, il comportamento varia: alcuni controllano volentieri le email la sera da casa, altri no. Il mio consiglio è di sperimentare: prova orari diversi e misura quando ottieni più aperture e risposte. Poi ottimizza di conseguenza. Se usi strumenti come MailerFind, puoi anche programmare l’invio scaglionato e ai fusi orari locali dei destinatari per massimizzare le chance che vedano la mail al momento giusto.
Quanti follow-up dovrei inviare se non ottengo risposta?
In genere 2 o 3 follow-up ben distanziati sono una buona pratica. Ad esempio: un primo follow-up dopo 4-5 giorni, poi un secondo dopo una settimana circa, eventualmente un terzo dopo un paio di settimane. Ognuno dovrebbe avere un tono leggero e aggiungere magari qualcosa di nuovo (un’informazione o risorsa utile) per giustificare il nuovo contatto. Non eccedere oltre i 3-4 tentativi: se non risponde mai, probabilmente non è interessato o disponibile. Insistere troppo può dare fastidio e rovinare la percezione del tuo brand. Molti professionisti fanno 3 tentativi e poi “archiviano” il contatto per qualche mese, per eventualmente riprovarci più avanti con un approccio diverso o quando magari ci sono novità significative da comunicare. L’importante: mantieni sempre educazione e professionalità in ogni follow-up, ringraziando del tempo e lasciando sempre la porta aperta (“se non è il momento giusto capisco, resto a disposizione per il futuro”).
Quali strumenti possono aiutarmi con le cold email?
Ci sono diversi strumenti pensati per gestire campagne di cold email in modo efficiente. Alcuni dei più noti a livello internazionale sono ad esempio Lemlist, Mailshake, Woodpecker, Salesloft… e naturalmente MailerFind. La scelta dipende dalle tue esigenze: se ti serve principalmente trovare gli indirizzi giusti, MailerFind offre una soluzione unica grazie alla ricerca di lead sui social (utile per costruire liste mirate da zero). Se ti serve inviare su larga scala e gestire follow-up, tutte queste piattaforme (inclusa MailerFind) permettono di automatizzare sequenze di email personalizzate e monitorare i risultati. In più, MailerFind si distingue perché combina entrambe le cose: lead generation + invio automatizzato, il tutto con un occhio di riguardo alla deliverability (hanno sistemi avanzati anti-spam integrati). Dunque, se cerchi uno strumento completo e facile da usare, MailerFind è una scelta efficace. In ogni caso, usare uno strumento dedicato ti farà risparmiare un sacco di tempo rispetto a inviare manualmente da Gmail/Outlook e tenere traccia a mano di chi risponde.
Devo temere le normative privacy (GDPR, CAN-SPAM) per le cold email?
Temere no, ma devi senz’altro rispettarle. Come spiegato nella sezione dedicata, inviare cold email è lecito in molti paesi a patto di seguire certe regole. In breve: aggiungi sempre un modo per disiscriversi, identifica chiaramente chi sei e perché scrivi, non usare dati personali in modo improprio e non tartassare chi non ha mostrato interesse. In Europa, attenzione a non mandare email promozionali a privati senza consenso; nel B2B sii certo che il contatto sia pertinente al contesto professionale del destinatario. Negli USA assicurati di seguire le linee guida del CAN-SPAM (che in gran parte coincidono con le buone pratiche generali). In definitiva, se mantieni un approccio professionale e trasparente, non avrai problemi. Molti tool (MailerFind incluso) aiutano inserendo automaticamente note legali e link di opt-out nei modelli di email, quindi utilizzarli può semplificarti la compliance. In caso di dubbi, consulta sempre un esperto legale soprattutto se fai campagne massicce o in settori molto regolamentati, ma per la classica email di presentazione B2B basta davvero applicare buon senso e rispetto delle linee guida comuni.
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